domenica 18 aprile 2010

C'è sempre un "Bar Baby"

C'è sempre un "Bar Baby". Da qualche parte. In mezzo ad un paese. Sui lati di uno stradone. Perso in mezzo a quattro case, tra una statale e una periferia.
Capita di ritornare da qualche luogo. Capita di tornare a qualche cosa.
-Desidera?-
-Mi dà un decaffeinato ristretto.-
La ragazza al banco è giovane e carina. I capelli scuri e lo sguardo che sorride.
Bar Baby. Perlinato alle pareti. Stanza di tre metri per quattro. Bancone. Cassa. Frigo dei gelati.
Alla parete un manifesto. Festa della Croce Azzurra.
Tre tavoli e nove sedie.
Due uomini giocano a carte. In silenzio.
Capelli bianchi e rughe profonde. Sguardi persi nel troppo vino bevuto. Bevuto negli anni. Gli anni che puoi contare nei sochi delle rughe.
Due giovani magrebini stanno in piedi. Non parlano. Stanno appoggiati alla parete. Non guardano da nessuna parte.
-Vuole del latte?-
-No, grazie.-
Bevo in fretta.
-Quanto?-
Non mi giro, ma li sento. Sento i due uomini che giocano a carte. Sento i due giovani magrebini che stanno in silenzio e che non guardano da nessuna parte.
-Buonasera.-
-Buonasera.-
La ragazza adesso ride. Parla al cellulare con il moroso.
Esco in fretta. Giusto il tempo di attraversare la strada deserta e risalire in auto.
C'è sempre un Bar Baby.
Da qualche parte.

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