sabato 17 aprile 2010

Times goes by (quindici anni dopo Q)

Sì, lo so anch'io: il tempo passa. Ho avuto il modo di impararlo. Prima non m'importava. Adesso sì. E non voglio chiedermi il perché. Non voglio saperlo. Perché la risposta la conosco. La so. E quando le risposte già le conosciamo, è meglio non insistere.
Ho sempre ammirato il collettivo Wu Ming. Ho sempre invidiato la loro innegabile capacità nell'organizzare la loro narrazione e la loro presenza mediatica. Ho letto quasi tutte le loro opere. Mi piace il loro stile. Mi piace la loro contaminazione continua fra letterature, fra generi, fra narrazione e storicismo.
Anni fa lessi Q. Da poco ho finito di leggere Altai. Le vicende di questo romanzo accadono quindici anni dopo Q. I personaggi sono invecchiati. Gli ideali sono invecchiati. Le illusioni sono invecchiate. Niente può essere più come prima. Alexandre Dumas dopo i Tre moschettieri scrisse Vent'anni dopo. Tutti sono più o meno cambiati, forse imbolsiti. Senz'altro hanno abbandonato il loro entusiasmo. Da combattenti si sono trasformati in uomini attenti al loro tornaconto. Tutti gli uomini di Smiley completa la trilogia de La talpa. Anche qui gli agenti del circus, cioè del servizio segreto britannico, si sono dati a vite banali, segnate dal tempo. Hanno lavori normali. Hanno lasciato ormai il servizio attivo. Niente è più come prima. Niente può essere più come prima.
Il tempo passa.
E' triste quando passa per noi.
E' ancora più triste quando passa per i personaggi dei romanzi.

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