domenica 19 settembre 2010

Diario di un maestro

Bruno Cirino in "Diario di un maestro"
Esistono antidoti. Sì, esistono. Esistono antidoti alla insipienza televisiva dei nostri tempi. Esistono possibilità di fuga, di discussione, di riflessione. Esistono possibilità di non essere ricondotti sempre ai cortocircuiti dei luoghi comuni del nostro presente. Non è certamente una richiesta di eccessivo pedagogismo. No. E' semplicemente il tentativo di scampare agli automatismi, peraltro poveri ormai di qualsiasi connotazione ideologica (e, forse, è meglio così) nei quali è infusa la nostra quotidianità. E' necessario scappare da una corporeità senza senso alcuno, da una riproposizione costante, costretta e, perché no, coattiva di modelli stereotipati, dai quali, sembra, non abbiamo vie di fuga.
La televisione degli anni Settanta è una miniera dalla quale è ancora possibile e necessario ricavare stimoli e occasioni di riproposizione di soluzioni non scontate. Certo, è facile oggi ricorrere agli slogans, alle frasi fatte, alle prese di posizione stereotipate. Rifarsi ad un buon senso comune (foriero, da sempre, di errori madornali e di facili soluzioni) che ha, come unica positività, quella di esentarci dal pensare.
Diario di un maestro è una delle tante produzioni della televisione degli anni Settanta che andrebbe rivista, discussa, valutata. E' una proposta di soluzioni non facili, non scontate, complesse. Ma sono proprio queste le soluzioni che possono salvarci da quel sonno della ragione che genera soltanto mostri.
Inoltre è un'occasione per rivedere un grande, e troppo presto scomparso, interprete: Bruno Cirino.

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