sabato 16 ottobre 2010

Due post interessanti da "Scrittori in causa"

Scrittori in causa è un blog decisamente interessante. Chiunque abbia a che fare con la parola scritta, dovrebbe seguirlo e/o sostenerlo. Inserisco qui due post tratti da questo blog, che affrontano tematiche estremamente infuse di contemporaneità.


di Mauro Casiraghi

C'è qualcosa di snervante nella quantità di domande, ipotesi, temi e controtemi che scaturiscono spontaneamente quando ci si mette a pensare ai libri elettronici. L'argomento ebook è ipertrofico. Contiene altri argomenti affini, che a loro volta ne contengono altri e altri e altri ancora, proprio come la Rete con i suoi rimandi infiniti, dove c'è tutto e dove non c'è niente.

60 secondi
La cosa che più mi colpisce è l'immediatezza del gesto. La rapidità e semplicità di un sistema tecnologico che permette di soddisfare una brama letteraria in 60 secondi. "Books in 60 seconds" è lo slogan banale ma efficace del Kindle, un esempio di ereader realizzato dalla Amazon. Una tavoletta di plastica che può contenere tutta la tua libreria. E che ti consente di scaricare online l'ultimo libro del tuo scrittore preferito, subito, senza aspettare. Grazie a uno speciale inchiostro digitale lo leggi come fosse una pagina stampata, anche in pieno sole, sulla spiaggia (niente a che vedere con gli schermi dei computer). Permette di fare annotazioni, rimandi interni, (forse anche le "orecchie", chissà) e di ingrandire le dimensioni del carattere a piacimento (una manna per chi ha problemi di vista). Se ti stanchi di leggere, la tavoletta legge per te (ha una voce incorporata). E in genere offre i libri a un prezzo inferiore (anche se non è sempre così).
Stiamo assistendo a una rivoluzione? Più libri per tutti? Più soldi agli scrittori? Meno spese per i lettori? Il libro, sparato in 60 secondi dal server alla tavoletta di plastica, guadagnerà in fruibilità e diffusione allargando i suoi confini? O diventerà sempre più un prodotto commerciale sposando i valori consumistici dell’usa-e-getta?

I diritti d'autore elettronici
Tra le più ipertrofiche riflessioni che l'ipertrofico concetto di ebook ispira ci sono quelle che riguardano il mercato dell'editoria, la gestione dei diritti d'autore, e il rapporto fra editore e scrittore, ovvero i temi cari a questo blog, la ragione principale per cui ne sto parlando qui.
Pubblicare un libro in formato elettronico offre evidenti vantaggi pratici per l’editore, a partire dall'azzeramento dei costi di stampa, di distribuzione e di stoccaggio dei volumi. L'incubo dei resi svanisce d'incanto. Niente più copie da mandare al macero. Un rischio d'impresa ridotto al minimo per la casa editrice. Come approfittarne?
Il primo, candido pensiero che mi viene è: ecco una grande occasione di essere spregiudicati. Ecco in arrivo una spinta all'azzardo. Ora si potranno pubblicare opere più estreme, sperimentali, di rottura, senza lo spauracchio dell’invenduto. L'ebook favorirà l'apertura verso gli esordienti, gli autori sconosciuti, quelli considerati troppo di nicchia, troppo originali per il mercato. Chissà, forse una rivoluzione democratica e creativa è davvero in arrivo (se è ancora possibile credere nelle rivoluzioni, nella democrazia e nella creatività).
Gli autori tra l’altro dovrebbero ricevere percentuali più alte sui diritti elettronici visto che l'editore risparmia altrove, introducendo nel mercato editoriale il concetto di filiera corta. Anziché il 7% sul prezzo di copertina per un contratto standard, poniamo, uno scrittore agli esordi potrebbe ottenere il 30, il 40 o perché no il 50% dei diritti su ogni copia elettronica venduta. Il che, anche considerando il prezzo di copertina ridotto, fa una bella differenza. Una differenza che appare subito più equa, aggiungo.

$$$
I soldi generano conflitti, però. Negli Stati Uniti, dove Amazon ha di recente annunciato che la vendita degli ebook ha superato quella dei volumi cartacei, sono già scoppiate lotte di potere per la gestione dei diritti del libro elettronico. Lotte innescate dalla paura di grandi distributori di essere spazzati via dall'era digitale del libro, o dalla tentazione di qualche egocentrico di fare completamente a meno dell'editore (a proposito, non ho ancora capito chi ha vinto la battaglia legale fra l'agente americano Andrew Wylie, detto lo Sciacallo, e la Random House; chi ci ha guadagnato alla fine?).
In Giappone, lo scrittore Murakami ha da poco chiuso un accordo con la Apple Japan per pubblicare il suo nuovo romanzo "La balena che canta" esclusivamente in formato elettronico, corredato da una colonna sonora appositamente scritta da Sakamoto, lasciando alla sua tradizionale casa editrice la possibilità di pubblicare su carta solo le edizioni successive. L'ebook di Murakami costerà circa 13 euro e frutterà all'autore il 70% degli introiti sulle vendite. E, dettaglio non trascurabile, costringe i fedeli lettori di Murakami non ancora dotati di iPad a comprarsene uno (questa forzatura nel rapporto autore-lettore richiederebbe un'altra ipertrofica parentesi che non mi posso permettere; trovo però che sia un'operazione in qualche modo elitaria).
Anche in Italia il fermento elettronico già si sente, sia sul piano dei diritti (se ne coglie l'umore nell'intervista del mese scorso a Roberto Santachiara) sia sul terreno delle pubblicazioni digitali che iniziano a nascere e svilupparsi (Bookrepublic e Semplicissimus) e delle iniziative dei singoli autori (Wu Ming e Sandro Veronesi con il nuovo romanzo XY).
Il consiglio pratico a chi sta per pubblicare un libro è sempre quello di leggere bene quel che c'è scritto nei contratti a proposito dei diritti per la pubblicazione in formato elettronico, e di non cedere questi diritti se l'offerta non è congrua. Cosa significa congrua è tutto da stabilire. Per quanto mi riguarda, ritengo che il 50% al netto d'Iva per l'autore sia una soluzione equa anche se immagino che molti non saranno d’accordo.

Lettera morta?
Nel frattempo, a chi preannuncia la morte dei libri tradizionali (c'è sempre qualcuno che preannuncia la morte imminente di qualcosa), molti rispondono che i volumi cartacei finora hanno dimostrato una longevità maggiore di altri supporti digitali. Un punto ribadito fino alla nausea da Umberto Eco: "Nel giro di trent'anni il disco floppy è stato sostituito dal dischetto rigido, questo dal dvd, il dvd dalla chiavetta, nessun computer è più in grado di leggere un floppy degli anni Ottanta e quindi non sappiamo se quanto c'era sopra sarebbe durato non dico mille anni ma almeno dieci. Quindi, meglio conservare la nostra memoria su carta."
Alla fine è probabile che libri cartacei e libri elettronici conviveranno a lungo insieme, forse viaggiando su binari separati, o più probabilmente integrandosi e arricchendosi a vicenda. È vero tuttavia che la scrittura elettronica ha in sé qualcosa di effimero. Dimostra una preoccupante caducità rispetto alla durata media di una vita umana. Mi domando spesso, per esempio, cosa succederà alle lettere che narratori e poeti stanno scrivendo in questo momento attraverso l'email. Lettere d'amore, di rabbia, di indignazione, di follia, di speculazione sulla condizione umana. Arriveranno mai ai posteri? (Cosa ne sarebbe stato delle "Lettere a Milena" se Kafka le avesse inviate per posta elettronica all'account Teletu della loro destinataria? Quelle parole sarebbero mai sopravvissute alla Seconda Guerra Mondiale e all'Olocausto, o anche solo a un errore irreversibile del sistema operativo, per arrivare fino a noi?).
Mi rendo conto che queste ultime sono domande illogiche, ridicole e di sicuro inutili visto che riguardano un passato che non si può cambiare. È più utile chiederci come saranno i libri in un prossimo futuro - il futuro degli ebook - mettendo da parte per un momento la questione dei diritti, del denaro, dell'oggetto libro come prodotto commerciale da vendere comprare promuovere lanciare, il cui valore finisce per essere misurato sulla scala dei numeri, del successo economico.
Cosa ci sarà domani dentro i libri?
Vorrei sapere se i contenuti e lo stile di un romanzo concepito per essere scaricato in 60 secondi e letto su un supporto elettronico cambieranno, adeguandosi al nuovo formato. Mi chiedo se gli scrittori e le scrittrici, più o meno consapevolmente, saranno influenzati dal pensiero che ciò che scrivono verrà letto in forma digitale; se i loro romanzi avranno capitoli più brevi, o più frammentati; se la loro scrittura assomiglierà al supporto su cui viene riprodotta. Rapida, scattante, immediata. O distesa, rilassata, fluttuante (come la musica di Sakamoto). I temi, le storie dei romanzi elettronici avranno qualcosa di digitale nei personaggi, nelle trame, nella voce indefinibile di una narrazione che ci cattura e a volte, quando siamo fortunati, resta con noi per anni? Nascerà un genere letterario da ebook?
Il buon senso suggerisce che non ha nessuna importanza su quale superficie o con quale mezzo scriviamo e leggiamo un libro. Pietra, cera, carta, schermo digitale o voce nell'aria: continueremo a scrivere e leggere storie e idee e pensieri come abbiamo fatto per millenni. Alcuni libri saranno buoni, altri un po’ meno; molti spariranno, qualcuno resterà e verrà passato a chi viene dopo. Forse è tutto qui.
A chi scrive, però, tocca comunque la scelta pratica di come farlo. Io, accanto allo schermo del computer, sulla scrivania, da qualche tempo tengo sei matite Staedtler HB 2 sottratte dall’astuccio di mia figlia, sei matite che tempero a rotazione e uso per riempire le pagine di quaderni scolastici con una calligrafia ostica, raccapricciante, da moribondo, nella speranza che ciò che scrivo duri un po’ più a lungo di sessanta secondi, almeno per me.


Pubblichiamo un interessante articolo su Scrittori in Causa uscito su Il Salvagente. Molto utile il riassunto finale sui modi per migliorare le condizioni degli autori in fase contrattuale.


Scontro sui vecchi e nuovi diritti d'autore
DAL LIBRO ALL'EBOOK SCRITTORI IN CAUSA
Mentre negli USA scoppia la guerra contro le case editrici per le royalties sulle opere digitali, in Italia nasce un movimento per tutelare i romanzieri


di Enrico Cinotti

Negli Stati Uniti è scontro aperto tra editori e scrittori sui diritti d’autore legati agli eBook. Spalleggiati dagli agenti letterari, Andrew Wylie in testa, e sedotti dalle alte royalties che la super libreria on line Amazon è pronta a riconoscere, molte firme si preparano a gestire autonomamente le pubblicazioni digitali delle proprie opere. Diritti che, invece, le case editrici, in America come in Italia, si tengono ben stretti magari dietro il pagamento di un piccolo compenso. Il celebre romanziere-avvocato Scott Turow, l’autore di “Presunto innocente” e presidente della Authors Guild, l’associazione degli scrittori statunitense, ha spiegato: “Gli editori si ostinano a volerci dare misere royalties del 25% per gli eBook, invece del 50% che comunemente viene riconosciuto” per i libri cartacei. In tutto questo, la Osyssey di Wylie in accordo con Amazon, è pronta a riconoscere ben il 63% delle vendite della versione eBook all’autore. 
Sportello legale
Cifre da capogiro. Specie se viste con gli occhi di un giovane esordiente italiano dove i rapporti di forza tra editore e scrittore sono a senso unico. “Qui siamo in un altro pianeta”, spiega Simona Baldanzi, finalista al premio Campiello giovani nel 1996, due romanzi all’attivo, tra cui il pluripremiato “Figli di una vestaglia blu” (Fazi, 2006). “Altro che il 25 o addirittura il 50% : da noi se sei alle prime armi ti propongono di pagare per pubblicare il libro o, se ti va bene, di acquistarne comunque un certo numero di copie. Se poi invece riesci ad avere un contratto, ti sembra di essere ‘arrivato’ ma non sai che da lì cominciano i problemi”. I contratti di edizione nella stragrande maggioranza dei casi sono standard: prevedono regole rigide, royalties basse, anticipi previsti e mai pagati, rendiconti sul venduto “totalmente arbitrari”, clausole che vincolano lo scrittore per un certo numero di anni con la casa editrice, diritti secondari, quali l’adattamento digitale dell’opera ovvero l’eBook, pagati “quattro soldi”. La partita è dunque impari. “Facendo leva sul desiderio di essere pubblicati - aggiunge la Baldanzi - ti fanno accettare di tutto. Se poi i pagamenti non arrivano, i rendiconti non ti convincono e le clausole contrattuali ti limitano, hai due strade: o lasci stare o fai causa all’editore”. Lei, però, insieme ad altri tre colleghi, di penna e “di sventura”, Sergio Nazzaro, Carolina Cutolo e Alessandra Amitrano, ha deciso di “non risolvere in solitudine la propria bega”. I quattro hanno dato vita al blog Scrittori in causa (www.scrittorincausa.splinder.com) che al momento ha suscitato un gran dibattito sui diritti degli autori e che nell’autunno prossimo si trasformerà in uno sportello legale a tutti gli effetti. Col supporto anche di legali e di commercialisti, hanno pubblicato una lunga e dettagliata serie di consigli pratici (in parte pubblicati in queste pagine) per non cadere nelle “trappole” disseminate nei contratti proposti delle case editrici.


Il mistero delle copie
Il progetto lanciato in rete è stato sottoscritto da molti autori al quale non ha mancato di esprimere la sua solidarietà Sandro Veronesi, che ad Affaritaliani.it ha spiegato: “Se c’è un problema che riguarda uno scrittore, ha senso che altri colleghi intervengano. Non parlo di scioperi, ma di dimostrare reale solidarietà mettendoci la faccia”. Altri, come Melissa P., al secolo Melissa Panarello la fortunata autrice di “100 colpi di Spazzola” (Fazi, 2003) hanno aderito convintamente. Così come Pulsatilla, Valeria di Napoli, che con il suo primo romanzo, “La ballata delle prugne secche” (Castelvecchi, 2006), ha venduto 150mila copie. “O meglio - spiega al Salvagente - questo è quello che mi è stato detto perché ogni scrittore, specie gli esordienti, non saprà mai quanto effettivamente ha venduto. Non esiste una certificazione terza e nessun obbligo di apporre il bollino Siae sulle copie”. Il paradosso è proprio questo. Su cd, dvd, software, videogame, e anche sugli ebook, è obbligatorio il sigillo Siae. Sui libri no. “E qualora - aggiunge Simona Baldanzi - scovi un tuo libro in libreria senza il bollino, quando magari il contratto lo prevede, non c’è sanzione per l’editore”. Per cui per lo scrittore non rimane altro che “fidarsi” del rendiconto dell’editore. Nemmeno allo Stato sembra interessare un controllo più capillare. L’Iva, agevolata, al 4% che grava su ogni copia viene “assolta” in anticipo. L’Imposta sul valore aggiunto si applica infatti sul numero di copie stampate e non su quelle vendute. Se poi l’editore ne manda in stampa di più, l’Erario non interviene e l’autore non saprà mai, alla fine, quanto avrà venduto rispetto alla tiratura “ufficiale”. Il mondo librario è davvero bizzarro. Si pubblica tanto, si legge poco e si remunera ancora meno il lavoro dell’autore. Nel 2009 in Italia sono stati pubblicati circa 65mila libri, 172 titoli al giorno finiscono sugli scaffali delle librerie, sfornati da 2.600 case editrici attive sul mercato. In un paese dove, secondo l’Istat, il 67% degli italiani acquista me no di tre libri all’anno.
“È come per i subprime, prima o poi scoppierà la bolla dei libri”, spiega Sergio Nazzaro, giornalista investigativo (l’ultima opera per Editori Riuniti è “MafiAfrica”) e “avvocato sul campo”, visto che “mi sono studiato tutte le varie versioni dei contratti standard”. Nazzaro lancia una lunga serie di dubbi su questo mondo: “A quanto ammonta l’evasione fiscale nel settore librario? Perché si pubblica tanto? Forse per far solo fatturato. E tutto questo avviene forse per sostenere artificiosamente i bilanci?”. Le domande restano sul tappeto. Certo è che, viste da qui, le rivendicazioni degli scrittori Usa raccontano davvero tutta un’altra storia.

Imposta salata sulle opere per Ipad e Kindle
L'IVA AL 20% NON PIACE A NESSUNO
Il sorpasso degli eBook è avvenuto nell’ultimo trimestre. La più grande libreria on line al mondo, Amazon.com, ha venduto, per ogni 100 libri di nuova pubblicazione, ben 143 in versione digitale per il lettore Kindle. Da noi il mercato degli eBook è ben più lontano e un recente studio della Aie, l’Associazione italiana degli editori, stima che alla fine dell’anno solo due titoli su 100 venduti saranno eBook. A oggi il mercato della versione digitale delle opere rappresenta appena lo 0,1% (in Francia già il 2,5%) ma i titoli prodotti in formato digitale passeranno dall’attuale 0,7 al 2% a dicembre prossimo. In realtà si vende poco anche perché esistono poche versioni eBook delle opere. A parte i classici di Dante, Manzoni e versioni digitali del Vecchio e Nuovo Testamento, si possono acquistare pochi libri in versione iPad o Kindle. Al di là dei magri dati di mercato, lo scontro in Europa si gioca sull’Iva. In base alle disposizioni comunitarie gli eBook sono equiparati ai software e quindi gravati del 20% di Imposta sul valore aggiunto. Sui libri cartacei l’Iva è al 4%. Così, su iniziativa dell’editore francese Gallimard, è partita una petizione europea, sostenuta anche dall’Aie, per chiedere a Bruxelles di ridurre l’imposta sugli eBook. La questione potrebbe abbattersi anche sugli autori visto che le royalties in genere vengono riconosciute sul prezzo di copertina al netto, ovvero togliendo, l’Iva. “I compensi già bassi, con l’Iva al 20% scomparirebbero”, dice Alessandro Trigona Occhipinti, segretario del Sindacato nazionale scrittori. “I prezzi degli eBook - prosegue - sono bassi. Nella versione digitale inoltre gli editori non hanno né costi di stampa, né di distribuzione, né di magazzino e quindi dovrebbero riconoscere compensi più alti per gli autori come sta avvenendo negli Usa”. Altra questione è il bollino Siae. Per gli eBook, a differenza dei della versione cartacea, è obbligatorio e avrà una veste digitale. “Un passo in avanti - conclude Trigona Occhipinti - che ora occorre estendere anche per i libri tradizionali e prevedere, come chiediamo da anni, sanzioni nel caso in cui le copie non lo riportino”.

CONDIZIONI MIGLIORI? SI POSSONO SPUNTARE COSI':
La stragrande maggioranza dei contratti di edizione prevede una formula standard. Contengono spesso condizioni capestro che, specie a uno scrittore esordiente, vengono presentate dagli editori come “immodificabili”. Così non si considera che, come qualsiasi accordo tra le parti, tutto può essere cambiato. Ecco alcuni consigli pratici, segnalati da Scrittori in causa, per aggirare gli ostacoli più insidiosi.

Il diritto d'autore

Cosa è previsto nei contratti standard. La legge prevede una cessione massima di 20 anni del diritto di autore ma non stabilisce un limite minimo. Come tutelarsi. L’autore può chiedere di modificare questo punto pattuendo un numero di anni di esclusiva inferiore.
I diritti secondari
Cosa è previsto nei contratti standard. Il contenuto del libro può essere adattato per una sceneggiatura cinematografica, uno spettacolo teatrale o per la versione digitale dell’opera. Nei contratti, in genere, la cessione di questi diritti, detti secondari, viene remunerata all’autore con percentuali molto basse oppure con una “una tantum”. Come tutelarsi. Nel contratto si può rivendicare una royalty maggiore per i diritti secondari oppure negare completamente la cessione di questi diritti.
Il diritto di opzione
Cosa è previsto nei contratti standard. Una delle trappole più insidiose. Prevede che per un certo numero di anni le opere successive dell’autore dovranno essere valutate dall’editore e che solo nel caso in cui quest’ultimo dichiari formalmente il suo disinteresse, l’autore potrà pubblicare con altri editori. Come tutelarsi. Nel mondo anglosassone non esistono questi tipi di clausole che, come giurisprudenza vuole, essendo potenzialmente “abusive”, possono essere rigettate dall’autore. Oppure l’autore può chiedere che questa opzione venga remunerata per gli anni in cui rimane legato alla casa editrice.
Royalty
Cosa è previsto nei contratti standard. La royalty è il compenso percentuale che spetta all’autore per ogni copia venduta. In genere gli viene “imposta” una percentuale fissa che, specie per gli esordienti, è molto bassa, anche del 5%. Come tutelarsi. Si può contrattare il compenso percentuale sapendo che nei contratti più affidabili si ha diritto a un 7% sulle prime 5mila copie, un 8% da 5.001 a 10mila copie e un 10% per le copie successive. Occorre poi verificare se questa percentuale viene applicata al prezzo netto o lordo di copertina. Questo perché l’editore versa anticipatamente il 4% di Iva per ogni copia stampata.
Controllo delle vendite
Cosa è previsto nei contratti standard. Siamo all’arbitrarietà assoluta. Non esiste una certificazione terza tra autore ed editore per stabilire quante copie sono state effettivamente vendute. A differenza dei cd, dvd e, paradossalmente, per gli eBook, per i libri cartacei non c’è alcun obbligo di apporre il bollino Siae. Dunque i resoconti sono sempre “decisi” dall’editore. Come tutelarsi. Si può chiedere di applicare a ogni copia il bollino Siae (in questo caso il costo può ricadere sull’editore). Tuttavia, come succede spesso, se in libreria viene venduta una copia sprovvista di bollino l’editore non è sanzionabile in quanto la legge italiana non prevede alcun obbligo Siae per i libri. Un altro escamotage - se si riesce a infrangere il muro delle case editrici - è quello di chiedere all’editore di mostrare le fatture (della stampa, delle librerie e del macero) per fare un controllo incrociato.


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