sabato 31 dicembre 2011

Intervistato da postpopuli.it

L'anno finisce e sono orgoglioso di essere ospite di una nuova realtà culturale della rete. Giovanni Agnoloni, scrittore, saggista e traduttore (nonché redattore di La poesia e lo spirito) mi intervista sul nuovo e vivace blog postpopuli.it. L'intervista la trovate qui.

venerdì 30 dicembre 2011

Barafonda, di Michele Marziani (Barbès)

Come la lettera rubata di Poe era così difficile da trovare perché era sotto gli occhi di tutti, così le sensazioni, i sentimenti, le emozioni e le percezioni apparentemente più visibili sono così difficili da esprimere proprio perché solo la presenza di un lavoro letterario serio e articolato le può far emergere. 
Barafonda non è soltanto una storia, un romanzo. Barafonda è uno spaccato della nostra vita. E non solo della vita dei singoli, ma della vita di una nazione, di un paese. Michele Marziani non lancia messaggi, non compie analisi militanti e/o sociologiche, non utilizza la parola per svelare alcunché. Marziani sa bene che il compito del narratore è proprio quello del raccontare e raccontando, seminando, seguendo i suoi personaggi e ascoltandoli, più ancora che facendoli parlare, ci dona un romanzo che è quasi come una confessione, una confessione di tutto ciò che noi stessi mai confesseremmo nemmeno alle nostre coscienze: la provvisorietà delle nostre vite, il confronto tra il nostro privato, che vogliamo chiuso e inchiavardato, e il divenire di ciò che ci sta attorno e che ci chiama a un confronto serrato su quei temi che non vorremmo mai prendere in considerazione.
Tra quel tratto di mare e quel fiume, tra quella spiaggia deserta e quell’insieme di case fatiscenti (che si amalgamano nei miei ricordi cinematografici e letterari con altri desolati paesaggi di una riviera romagnola straniata e inquietante, come in Abissinia, di Francesco Martinotti o in Snack Bar Budapest, di Marco Lodoli e Silvia Bre) si mette in scena la storia di un mondo che è la rappresentazione “del” mondo. Un apparente microcosmo che, come un teatro della memoria rinascimentale, ha il compito di farci ricordare.
E quel microcosmo/macrocosmo è reso da Marziani con una scrittura lineare ma ricca, sontuosa nella sua semplicità, dove i piani narrativi e temporali si fondono e confondono con le voci, con le storie; storie che si trasfigurano in voci e voci che sono quelle di persone e non solo di personaggi.
Le vite inventate, come l’impostura dolorosa, e pagata a caro prezzo, in cui vive l’io narrante, sono, a volte, più vere di quelle fintamente autentiche.
E alla fine, poste di fronte alla morte, hanno la forza di traghettarsi verso la pace.
Un libro.
Barafonda, di Michele Marziani (Barbès).

martedì 27 dicembre 2011

La via delle (scritture) indie

Ci sono termini che hanno un fascino intrinseco, immaginifico, quasi ipnotico. Indie si applicava, fino a qualche tempo fa, al mondo delle produzioni cinematografiche indipendenti, sganciate dal business delle major. Oggi il termine si applica a quegli autori che stanno esplorando il mondo dell'ebook, soprattutto come autori che si autopubblicano, ma non solo. L'ebook e l'editoria digitale stanno rivoluzionando non solo lo strumento e il contenuto, non solo il ruolo dell'editore e del lettore, ma anche quello dell'autore. Secondo Bob Mayer il concetto di scrittore indie supera l'immagine dello scrittore che si autopubblica, delineando una figura nuova di autore che, pur appoggiandosi a editori e agenti, ha, grazie ai punti di fusione e contatto tra il libro digitale e il web, la possibilità di muoversi con più agilità e rapidità. La nuova figura di autore, insomma, non è più passiva, in attesa che un agente e/o un editore gli scandiscano i tempi promozionali di ciò che ha scritto, ma assume un ruolo più da protagonista, esattamente come già fanno i lettori che sul web analizzano e condividono la produzione letteraria ed editoriale.
Sono un autore indie? Non mi autopubblico, ma mi appoggio a un editore nuovo ed entusiasta, che, al contempo, crea ed esplora. Un editore che si può tranquillamente definire, appunto, indie. E io, che sono un indipendente, mi trovo benissimo a seguire questa via delle (scritture) indie.
Una via che lentamente raggiunge i suoi obiettivi. L'ossessione per le parole, grazie all'accordo fra il mio editore (Errant Editions) e la piattaforma Narcissus (nome evocativo di affascinanti viaggi conradiani) aumenta il numero degli store dai quali può essere scaricato (l'elenco aggiornato è qui).
Buona lettura allora e buon viaggio, naturalmente verso le indie.

sabato 24 dicembre 2011

Siamo aperti 24 ore su 24

Un amico libraio mi dice che il 24 dicembre terrà aperta la libreria fino a tardi e che la aprirà anche la mattina di Natale, dalle nove a mezzogiorno. Anch'io tengo aperto il mio piccolo stand virtuale, il mio piccolo banchetto, la mia piccola libreria. E come ogni libreria che si rispetti anche la mia espone locandine e ultime novità.
L'ossessione per le parole, nelle classifiche di lulu.com, questa settimana è al 39° posto della "ebook top 100" e all'8° della "ebook literature & fiction". Inoltre, grazie all'accordo tra il mio editore (Errant Editions) e Narcissus, stanno aumentando gli store da cui è possibile scaricare L'ossessione per le parole. Oltre a lulu lo si trova su ebookvanilla, Rizzoli, Ultima Books (dove lo puoi anche solo prendere in prestito) e bol.it. Altri store si aggiungeranno in seguito.
Questa mia piccola e personalissima libreria virtuale, a differenza di quella del mio amico librario, è aperta 24 ore su 24. E' sufficiente passare per di qua e dare un'occhiata, anche veloce.
Buon Natale a tutti!

mercoledì 21 dicembre 2011

L'ossessione per le parole e Ultima Books

Mancano pochi giorni a Natale e, da artigiano della parola, espongo anch'io il mio piccolo stand nella immensa piazza virtuale del mercato dei libri.
Se avete voglia di dare un'occhiata, L'ossessione per le parole (edito da Errant Editions) è disponibile e scaricabile anche da Ultima Books, il più grande portale italiano di ebook (e su Ultima Books lo potete anche noleggiare per due o per sette giorni, esattamente come in una biblioteca).

martedì 20 dicembre 2011

L'inferno del romanzo. Riflessioni sulla postletteratura, di Richard Millet (Transeuropa)

Ogni libro può essere uno strumento, un mezzo, un oggetto, ma con la ineludibile potenzialità di tramandare i concetti, le idee, le visioni del mondo. Ed è con un libro che Richard Millet trasmette la sua particolare forma di pensiero su quello che è il difficilmente sondabile territorio della letteratura. E lo fa attraverso una serie di frammenti, di rapide incursioni, di brevi (ma non certo poco profonde) analisi.
Ma cos’è L’inferno del romanzo? Un saggio? Un’invettiva? Un pamphlet che rinverdisce la vena dei polemisti settecenteschi? Oppure, pur se a modo suo, una particolare e nuova forma di narrazione?
Millet è certamente ed eccessivamente francocentrico, a volte sopra le righe, tenta spesso di far trasparire dalle sue parole una sorta di demoniaco “aroma di zolfo” e sembra cercar la polemica per il solo gusto di andare controcorrente. Ma se L’inferno del romanzo ha un merito è certamente quello di farci riflettere, di costringerci a non dare nulla per scontato, di obbligarci ad alzare gli occhi per guardare al di là di quella matrice del pensiero unico e dell’abitudine che, spesso, ci impedisce di vedere la reale struttura delle cose.
Questo è un libro non del tutto condivisibile, Millet stesso a volte è semplicemente detestabile, ma se “il medico pietoso fa la piaga pustolosa” ben venga allora un autore che, senza troppi riguardi e cauterizzando i luoghi comuni cerca di alzare quel velo di unanimismo imposto e artefatto che tutto sopisce e che anestetizza i sensi di chi scrive e di chi legge.
Esistono meccanismi che spesso, anche soltanto per una  facile pigrizia condivisa, sono semplicemente esiziali ai fini della sopravvivenza stessa della letteratura. La indolente acriticità dei mezzi di comunicazione, lo spirito gregario che predilige l’immagine rispetto ai contenuti, l’affermazione della figura dello scrittore come semplice burattino della società dello spettacolo, dove la parola scritta è l’ultima a contare a vantaggio del physique du role e della creazione del personaggio, conducono a una letteratura fittizia che nulla ha a che vedere con lo scrivere. Perché scrivere, come dice Millet nell’ultimo frammento, è “un segreto che invoca il segreto”.
Un libro.
L'inferno del romanzo. Riflessioni sulla postletteratura, di Richard Millet (Transeuropa).

domenica 18 dicembre 2011

Breaking News! L'ossessione per le parole anche nello store Rizzoli/Corriere.it

Non faccio in tempo a pubblicare un post e già ne devo pubblicare un altro. L'ossessione per le parole è da oggi disponibile anche nello store Rizzoli/Corriere.it. Grazie all'accordo tra Errant Editions e Narcissus (nome dalle interessanti implicazioni conradiane) cominciano a moltiplicarsi le presenze del mio ebook. Non è questo semplicemente un risultato tecnico/editoriale, ma è l'oggettivizzazione reale dell'incontro di circolarità, di condivisioni, di accerchiamenti virtuosi per mezzo dei quali la parola, il racconto, la narrazione nascono dal web e al web ritornano. Proseguiamo quindi in quel percorso di deposito di piccole boe di segnalazione che permettono al lettore di orientarsi nel saramaghiano mare di internet.

L'ossessione per le parole e l'arrivo dei nuovi store

L'ossessione per le parole è stato da pochissimo oggetto di un meeting parigino che ha visto tra i partecipanti tutte le realtà internazionali che gravitano attorno al progetto editoriale digitale di Errant Editions. L'ebook è stato molto apprezzato. Tra poco inizierà il lavoro di traduzione per le edizioni francese e inglese che vedranno la luce nei primi mesi del prossimo anno. Intanto Errant Editions si è affidata a Narcissus per sviluppare un strategia ancora più ampia di presenza editoriale. Per questo L'ossessione per le parole inizia ad essere presente in più store. Ora lo potete scaricare sia qui che qui. Altri store presto seguiranno. 
Errant Editions. Novità ed esplorazioni. Fiancheggiatori, subappalti. Così entra nel flusso un piccolo editore digitale internazionale.

venerdì 16 dicembre 2011

iJobs Biografia non autorizzata di Mr Apple, di Riccardo Bagnato (Manni)

Questa storia si svolge sotto quel sole californiano che tante volte ha fatto da sfondo alle piattaforme narrative e cinematografiche americane. America come Stati Uniti, dove i secondi rappresentano la parte per il tutto. America come Stati Uniti, America come luogo divinatorio del business e della narrazione, dove lo storytelling diventa a sua volta business e il business diventa vita. Gioco di specchi borgesiano e di rimandi postmoderni alla Pynchon e alla DeLillo. Labirinto che crea e perpetua se stesso in una narrazione infinita. Intreccio di piani narrativi che si (con)fondono con una realtà, forse parallela, che sfugge da sempre al confronto con un mondo che probabilmente non esiste se non nella disperazione di qualche ghetto, a sua volta plasmato come luogo narrativo.
America. Stati Uniti. California. Cupertino. Apple. Jobs.
Ecco la concatenazione che tiene unito e al contempo sviluppa quel campo di distorsione della realtà teorizzato da sempre dallo stesso fondatore della Apple.
Realtà programmaticamente distorta che si trasmuta in narrazione del business e in business della narrazione, fino ad arrivare alla creazione di una realtà quasi parallela dove il postmoderno la fa da padrone e il motore primario diviene non più l’oggetto in sé, ma la strutturazione sapientemente pianificata e divulgata del suo desiderio.
La realtà questa volta non ha superato la fantasia perché è stata la realtà stessa a trasformarsi in fantasia, in un reciproco rincorrersi verso un vertice che appare però stravolto e confuso con la base, come in una allucinazione escheriana.
Riccardo Bagnato descrive le molte luci e le molte ombre di un mito, raccontandone la storia senza tacere nulla.
Un libro.
iJobs Biografia non autorizzata di Mr Apple, di Riccardo Bagnato (Manni).

giovedì 15 dicembre 2011

Intervista a Luigi Balocchi

Luigi Balocchi è uno scrittore delle mie parti. Una definizione questa che porta con sé tanti significati, non ultimo il rapporto che unisce il suo scrivere alla pianura che, come per me, è la sua terra. E' autore dei romanzi Il diavolo custode (Meridiano Zero) e Un cattivo maestro (Mursia).
Luigi Balocchi mi autorizza a indicare la sua mail: luigi.balocchi@teletu.it


In quello che scrivi c’è grande attenzione per la tua terra, per i tuoi luoghi. Esiste un nesso tra storie e luoghi? E, se esiste, quanto i luoghi influenzano le storie? E quanto influenzano chi le scrive?
Io sono una bestia territoriale. Non sono un migratore. Prendo forza e nutrimento dalla terra in cui vivo. E’ il mio universale. E ma stan tanto sui ball quelli che vivon qui e sognano di essere a New York. Ci andassero a New York e non rompessero più i coglioni. Mi stòn ben chì. E’ la Terra a darti il senso, non le idee. Servon niente le idee. Tutto viene conseguente.


Hai un particolare stile di scrittura con rimandi forti al dialetto. Tuttavia non ne sei schiavo. Anzi, arrivi quasi all’invenzione di una lingua nuova, quasi un grammelot molto intenso che permea le tue opere. Quanto conta per te lo stile nella struttura di un romanzo?
Lo stile è tutto. La lingua è come la terra. Se non la impasti con acqua, concime e sudore vien fuori un bel niente. E’ traverso il dialetto che ho scoperto l’eufonia della parola. Scrivo seguendo un mio spartito mentale. Per me la scrittura è musica. E’ ballo.  

Non si può certamente tacere del fatto che uno dei tuoi modelli sia Lucio Mastronardi, lo proclami tu stesso. Cosa ti lega a questo autore dal punto di vista narrativo, letterario e umano?
Mi lega il fatto che la vita ci ha portato a nascere nello stesso giorno, a fine giugno, e a fare lo stesso mestiere, al maestar elementar, quello stesso che forse ha menato lui al suicidio e me stesso ad una sorta di lucido squilibrio mentale. C’è molto tra me e Mastronardi. Nel senso proprio della vita. Che è quella che è, ossia come la scala di un pollaio curta e pin ad merda.

Secondo te che rapporto c’è oggi, nel panorama italiano, tra autori ed editori? E i lettori, quanto contano?
C’è un rapporto di mera pecunia. L’editore ti pubblica se è convinto di poter guadagnare su di te. Credo che sia finita l’epoca dell’editoria eroica, quella insomma che faceva pubblicare per Mondadori a Milano le poesie di un Delio Tessa. E ciò pur sapendo che mai, di quel libro, se ne sarebbe venduta una copia. I lettori, poverini, fan quel che possono. C’è tanta di quella spazzatura in giro che è difficile davvero saper scegliere.  

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Stà foeura di ball di fastidi, innanzitutto. Dormire, camminare, scrivere. Poi sperare nella pubblicazione di qualche altro mio romanzo. Siamo in un momento critico. Se prima gli editori ci pensavan su due volte ora di rischiare non ne hanno più voglia. Non so davvero come andrà a finire.

Ultima domanda: hai qualche consiglio per chi ha un libro nel cassetto e vuole tentare l’avventura della pubblicazione?
Gli dico di mandarlo alle case editrici che conosce. Poi, non prima dei sei mesi a farla buona, attendere una risposta. Se positiva, la pubblicazione non avverrà prima dell’anno e mezzo. Buona fortuna. 

mercoledì 14 dicembre 2011

Sono stato ospite allo Starbooks Coffee

Allo Starbooks Coffee mi sono trovato subito a mio agio. Lo Starbooks Coffee è un luogo dove si possono incontrare libri e autori e dove ci si può tranquillamente accomodare sorseggiando in tutta tranquillità un semplice caffé o, perché no, anche un impegnativo cocktail. Nel frattempo si chiacchiera, accolti da Carlotta e Giulia che gestiscono con professionalità questo crocevia virtuale di parole e letteratura. La nostra chiacchierata la trovate qui.

Lo Starbooks è un lit-Blog il cui scopo è raccontare esperienze, aneddoti. porre questioni interessanti sul mondo dei libri e dell'editoria.
Il bancone di legno, le bottiglie allineate sugli scaffali appena dietro e una faccia simpatica pronta a ricevere la tua ordinazione e, se vuoi, i tuoi pensieri. Questo è lo Starbooks-coffee, un posto dove tutti gli appassionati di libri possono incontrarsi e condividere la propria personale esperienza.

lunedì 12 dicembre 2011

Updates from L'ossessione per le parole

Da qui.

Errant Editions è un editore digitale internazionale, senza fissa dimora, per ora. Collettivi di associazioni culturali, editori (anche italiani, ma francesi, svizzeri, ungheresi) singoli, un vero insieme trans-nazionale. Per la vendita dei nostri ebook, alcuni dei quali hanno scopi precisi (sostegno di centri culturali, presto ebook che racconteranno la storia di alcune piccole librerie ecc) ci appoggeremo, in Italia a Narcissus-self publishing. Senza dimenticare Lulu.com o il Kindle store, dove alcuni nostri libri del Passion Project sono già presenti. 
Uno, fra i testi che abbiamo affidato a Narcissus, e che quindi sarà reperibile nei vari store, è stato, dopo una scelta all’unanimità, quello di Angelo Ricci. E’ in lavorazione, vi comunicheremo, naturalmente, quando sarà pronto, avrà questa copertina, semplice ed essenziale come l’altra che rimane. E qui si continua a poter effettuare il download. Il testo ha ottenuto molti interessanti consensi. Ho chiesto a Ricci, nell’attesa l’anno prossimo delle due versioni, in inglese e francese, di cominciare ad immaginare, se ne ha voglia, a un nuovo progetto. Per il 2012. Con calma, a piccoli passi, come sempre fa Errant Editions.

domenica 11 dicembre 2011

Do you remember Piero Chiara and Giuseppe Pontiggia?

Reminiscenze natalizie che si ripropongono e si uniscono a ricordi di librerie frequentate nel tempo. Non è inusuale che il Natale porti folle di lettori, in servizio permanente effettivo o solo in fieri, a rimirare scaffali, nella speranza dei librai, si spera ben riposta, che tale frequentazione si trasformi in acquisto. Amici librai mi confermano da sempre ciò che le statistiche illustrano: che la gran parte del fatturato delle librerie prende forma solo nel corso del febbrile periodo che precede il 25 dicembre.
Evito, da lettore forte, di varcare la soglia di qualsivoglia libreria proprio in tale momento. E’ così invadente il muro fatto dalle copie impilate le une sulle altre di presunti best sellers e di libri che hanno una loro ragion d’essere solo in un qualche raccordo televisivo e cinematografico, che rimando le mie visite al gennaio successivo, luogo temporale di tranquilli rendiconti contabili, da parte dei librai, e di visite meno affannose, da parte dei lettori abituali.
Esistono comunque altri fili sottili che uniscono le festività natalizie ai libri. Fra i tanti ne ricordo uno legato ai colori. Il marrone degli scaffali di una libreria unito al blu delle copertine dei Meridiani Mondadori che, proprio a dicembre, mi pare presentassero sconti sul prezzo di copertina.
Piero Chiara e Giuseppe Pontiggia, due autori dei quali, tempo fa e approfittando degli sconti natalizi, acquistai le opere proprio nei Meridiani. Piero Chiara, spesso strapazzato nelle riduzioni cinematografiche tratte dai suoi romanzi, non soltanto cantore di storie di provincia, bensì conoscitore di profonde e irrimediabili amarezze umane. Giuseppe Pontiggia, narratore completo, indagatore dell’animo e maestro di scrittura, dalla cultura vastissima e gioiosa.
Chiara e Pontiggia. Forse un po’ dimenticati, senz’altro nascosti dalle montagne colorate dei presunti best sellers natalizi.
Viene proprio da chiedersi: “Do you remember Piero Chiara and Giuseppe Pontiggia?”.
(Pubblicato anche su La poesia e lo spirito)

venerdì 9 dicembre 2011

La bambina di neve, di Eowyn Ivey (Einaudi)

Nel mondo editoriale è quanto mai necessario divulgare le belle notizie quando capitano. E, in genere, le belle notizie coincidono con l’uscita di qualche libro.
Credo che tutti noi, in qualità di lettori, siamo prima o poi venuti a conoscenza dell’annosa questione (di lana caprina, comunque) relativa alla vera o presunta morte del romanzo. Da decenni il povero romanzo viene fatto a pezzi, destrutturato, dato per spacciato, messo nel dimenticatoio, ucciso dagli sperimentalismi e dalle avanguardie.
Eppure…
Il povero romanzo viene spesso considerato inadeguato ad esprimere il senso dei nostri tempi, ritenuto inadatto ad interpretare la nostra realtà, colonizzata dal web, visto a volte come inutile ciarpame ottocentesco, degno semmai di stare in qualche soffitta letteraria.
Eppure…
Eppure è sufficiente leggere le prime pagine di La bambina di neve per capire che il romanzo è vivo e vegeto; per capire che il romanzo non ha sempre il compito di farsi interprete di qualcosa perché esistono romanzi che bastano a se stessi.
La bambina di neve è una storia corposa, inquietante, ma, al contempo, dolce e tenera, capace di coniugare piani narrativi differenti e di far affiorare davanti agli occhi del lettore un vero e proprio intreccio narrativo che lo terrà legato a sé fino all’ultima pagina, fino all’ultima parola.
Una storia che non è una fiaba, ma che da una fiaba prende le mosse. Una storia che non è una favola, ma che della favola ha i tempi e le attese. Una storia apparentemente fuori dal tempo, ma che dal tempo, il tempo dell’anima, nasce e si reinventa ogni volta.
La bambina di neve è un romanzo che, proprio perché slegato da ogni corrente narrativa, da ogni moda letteraria del momento, da ogni tentazione di glamour editoriale, fa rinascere la grande tradizione del romanzo come storia da raccontare e da ascoltare.
Dobbiamo ringraziare Eowyn Ivey per averlo scritto e Einaudi per avercelo fatto conoscere.
Il tempo natalizio è tempo di regali e il libro è uno di quelli più caratteristici e attesi. Vi consiglio di regalarne ben più di uno e di autori ed editori differenti. Ma tra le copie dei libri che regalerete fate in modo che ce ne sia almeno una di La bambina di neve.
Un libro.
La bambina di neve, di Eowyn Ivey (Einaudi).

giovedì 8 dicembre 2011

L'ossessione per le parole e selfpublishinglab

Questo post è stato pubblicato su Selfpublishinglab, la comunità dei lettori e degli autori liberi. Ringrazio Mauro Sandrini insostituibile e infaticabile "ebook evangelist" e tutta la redazione.

L'ossessione per le parole è l'ossessione per la vita.

Ci sono parole che saltano fuori dalle pagine dei libri e accendono l’interesse e la curiosità. E’ il testo di cui ci parla Angelo Ricci con questo post che siamo davvero felici di poter ospitare. Non è solo un libro è il punto di partenza per altri progetti come quello di Errant Editions, per esempio. Ci piacerebbe in futuro ospitare altri progetti di qualità. Se ne avete, scriveteci. Parliamone insieme…
La Redazione
Angelo Ricci
Esiste sempre una linea invisibile che lega tra loro, in un rapporto quasi misterioso, le storie, le narrazioni, chi le scrive e chi le legge. Una linea forse evanescente, ma indubbiamente tenace. Una linea che unisce le parole in un’unica grande e infinita narrazione. Quando Francesca Mazzucato mi ha proposto di pubblicare l’ebook L’ossessione per le parole con Errant Editions, editore digitale internazionale di cui Francesca è responsabile per l’Italia, ho accettato immediatamente. Ho condiviso subito, e ne sono rimasto affascinato, questo progetto editoriale. Errant Editions è una “piccolissima casa editrice digitale, senza fissa dimora e che muove i primi passi adagio, come un bambino barcollante. Un cucciolo. Errante, quindi pronta a muoversi per cercare le storie. A volte anche per raccontarle. Vogliamo arrivare ovunque, globali, ma con cura, grazia e buon gusto”.
Errant Editions è composta da un collettivo di associazioni culturali italiane e straniere (francesi, ungheresi e svizzere ma non solo), singoli, teatri, piccoli editori molto vicini, siti internet, e-zine.
Perché questo progetto mi ha affascinato?
Per un semplice motivo: per la volontà di questa casa editrice di fare un lavoro di ricerca e di costruzione di contenuti. Ma non contenuti che dall’alto vengono imposti ai lettori, bensì un interessante e paziente lavoro di organizzazione di narrazioni anche multimediali che nascono dagli autori, dalle storie, e anche dal web e che al web ritornano attraverso una circolarità narrativa senza fine. Gli ebook di Errant Editions non hanno la presunzione di imporre una visione del mondo, ma hanno invece il ruolo di fungere quasi come piccole, ma significative, boe di segnalazione che la casa editrice e i suoi autori lasciano nel, per dirla alla Saramago, mare infinito di internet. L’ebook quindi considerato non come mero strumento editoriale, ma inteso come mezzo di narrazione e di interpretazione che si fonde con lo stesso luogo (la Rete) in cui viene proposto. Mezzo liquido, leggero e circolare che rappresentare bene la liquidità, la leggerezza e la circolarità del web. E così è nato l’ebook L’ossessione per le parole (che inaugura la collana “Criticism Project”):  “Una serie di scritti che vanno in cerca di quel rapporto sottotraccia che unisce letteratura e web, cinema e musica. Cabotaggi narrativi che seguono un sottile filo rappresentato dalla continua emersione di feticci letterari come Borges, DeLillo, Pynchon e da presenze narrative, filmiche e musicali. C’è un segreto rapporto che lega i lettori alle narrazioni? O i lettori stessi sono la narrazione primaria? E un film o un brano rock sono così differenti da un romanzo? Esistono luoghi ideali per la narrazione? Le risposte sono forse celate nelle domande. Visioni, storie e parole che compiono un viaggio circolare dove il punto di partenza si (con)fonde con la meta”.
Nel corso del 2012 L’ossessione per le parole verrà tradotto in inglese e in francese.

martedì 6 dicembre 2011

Un cattivo maestro, di Luigi Balocchi (Mursia)

C’è nebbia e ferocia da queste parti di pianura. Io non son da meno. Questo è quanto. Sono pronto.
Io, il Luìs Balocchi l'ho conosciuto un sacco di anni fa e son anche sicuro che lui non lo sa più. Ma va bene così. E quando si parla del Balocchi bisogna usare l'articolo davanti al nome, perché il Balocchi lo sa lui, che qui è tutto un rimirar di fossi e di nebbia e che davanti al nome ci va l'articolo. Perché da noi si dice il Mario, l'Alberto, il Giovanni e via così con tutta la compagnia cantante. Che qui l'articolo davanti al nome ci vien fuori che non ce ne accorgiamo neanche. E io lo so che al Luigi tutta sta piana qua, a volte, gli va anche stretta, ma so anche che è la prima cosa che gli viene in mente quando si alza alla mattina. Perché per lui, quella di cantar la pianura con tutte le giravolte che ci stanno dentro, è un po' un'esigenza di vita. Ma il Balocchi la pianura te la racconta mica con il birignao dello scrittore finto. No. Il Balocchi le cose lui le sa. Lo sa che tutta la vita è una gran roba che si passa dal ridere al piangere che è un niente. Lui lo sa che le parole son niente se dietro non ci sta una storia. Ma una storia che ti deve venire fuori proprio da te che la scrivi. E da te che la scrivi la storia ti viene fuori solo se sei buono a tirarla fuori dalla mega di storie che ti vengono davanti agli occhi tutti i giorni. E io lo so che il Luìs Balocch la mega di storie che gli capitano davanti è capace di riunirle in una storia forte. Una storia che sa dell'odore della vita. Un po' come con le zie e le nonne di una volta che coi chili dei pomodori delle ortaglie ci facevano la salsa. Ed era una salsa che portava tutto il profumo dell'afa e del caldo dell'estate. E quel profumo ce l'aveva solo perché dal bollire dei chili dei pomodori veniva fuori il concentrato. Ecco quello che fa il Balocchi. Perso tra le nebbie d'inverno e l'afa dell'estate, ti sa tirar fuori una storia che si specchia tutta in quel mare a quadretti delle risaie, come dice il Mino Milani. E tutto quello specchio di acqua ferma il Balocchi te lo porta sotto ai portici della Piazza Ducale di Vigevano e ci costruisce, facendo bollire  e cuocere e poi bollire e cuocere ancora tutti gli ingredienti, una storia che parte (ma il Luìs lo fa apposta e lo fa bene) dal Mastronardi e poi ti va via che è un piacere leggerla. Perché dentro c'è tutto. C'è tutto quello che, noi che siamo qui belli sparsi tra i fossi e le risaie, sappiamo che è importante che ci sia.
Un libro.
Un cattivo maestro, di Luigi Balocchi (Mursia).

sabato 3 dicembre 2011

Natale d'autore allo Starbooks Coffee

Una vetrina per editori di qualità.
Consigli per gli acquisti in previsione del Natale.
Offerte imperdibili per un Natale d'autore.
Lo Starbooks Coffee in previsione del Natale vuole offrire ai propri clienti una selezione di titoli di qualità per regali d'effetto.
Al contempo, si propone di offrire agli editori migliori una vetrina per i loro TRE titoli migliori, per farli conoscere ed eventualmente proporli per la vendita ad un prezzo vantaggioso.
Hanno già aderito alcuni interessanti editori del panorama indipendente, tra cui Verba Volant Edizioni, Las Vegas, Intermezzi, Historica e Miraggi. Attendiamo di ricevere nuove adesioni. Infatti i numeri dello Starbooks testimoniano una crescente attenzione verso le realtà editoriali più vivaci, anche se fuori dal main stream.
Lo Starbooks Coffee è il blog che parla di libri a tuttotondo, privilegiando il personale punto di vista di scrittori, lettori, editori, librai e ogni altra figura interessata. In pochi mesi di attività ha raccolto un ampio consenso e ha ospitato nelle sue pagine scrittori emergenti e affermati, tra cui Remo Bassini, Pietro De Viola, Gianluca Mercadante e Andrea Malabaila.

Contatti:
Per proporre i propri titoli per l'operazione NATALE D'AUTORE contattare giulia.meli@hotmail.it e carlotta.borasio@gmail.com

mercoledì 30 novembre 2011

L'ossessione per le parole (Errant Editions)

C'è sempre un filo che lega tra loro i libri, le storie, le parole, gli scrittori. Un filo evanescente e al contempo tenace. Un filo che unisce le parole in un'unica grande e infinita narrazione. Ed è proprio per andare in cerca di questo filo che Francesca Mazzucato mi ha proposto di pubblicare con Errant Editions L'ossessione per le parole (l'ebook è acquistabile da qui). Un progetto che ho condiviso subito e che subito mi ha affascinato. Mi piace questa "piccolissima casa editrice digitale, senza fissa dimora e che muove i primi passi adagio, come un bambino barcollante. Un cucciolo. Errante, quindi pronta a muoversi per cercare le storie . A volte anche per raccontarle. Vogliamo arrivare ovunque, globali, ma con cura, grazia e buon gusto."
Errant Editions è composta da un collettivo di associazioni culturali italiane e straniere (francesi, ungheresi e svizzere ma non solo), singoli, teatri, piccoli editori molto vicini, siti internet, e-zine. E così nasce L'ossessione per le parole (che inaugura la collana "Criticism Project"):  "Una serie di scritti che vanno in cerca di quel rapporto sottotraccia che unisce letteratura e web, cinema e musica. Cabotaggi narrativi che seguono un sottile filo rappresentato dalla continua emersione di feticci letterari come Borges, DeLillo, Pynchon e da presenze narrative, filmiche e musicali. C’è un segreto rapporto che lega i lettori alle narrazioni? O i lettori stessi sono la narrazione primaria? E un film o un brano rock sono così differenti da un romanzo? Esistono luoghi ideali per la narrazione? Le risposte sono forse celate nelle domande. Visioni, storie e parole che compiono un viaggio circolare dove il punto di partenza si (con)fonde con la meta." Nel corso del 2012 L'ossessione per le parole verrà tradotto in inglese e in francese.

martedì 29 novembre 2011

I link alla recensione di "Amsterdam è una farfalla"

La mia recensione di Amsterdam è una farfalla, di Marino Magliani, è stata ripresa da La poesia e lo spirito e dal blog di Giovanni Agnoloni.
Inoltre mi corre l'obbligo (piacevolissimo) di un ringraziamento ad Alberta Lia e Laura, le due titolari della libreria Le mille e una pagina, che domenica 27 novembre hanno ospitato la presentazione del libro di Marino. Una libreria attiva e indipendente, tanto pubblico, e un Marino Magliani disponibilissimo che ha risposto alle mie domande di fronte a questo pubblico attento e numeroso.
Ma i libri e le storie riservano sempre sorprese. Amsterdam è una farfalla è molte cose. Tra le altre è anche una summa di citazioni e di riferimenti più o meno nascosti che Magliani tributa ai suoi autori di culto. Terminata la presentazione, mentre ci soffermiamo a guardare tra gli scaffali, prendo distrattamente in mano un libretto della Sellerio, Stella distante, di Roberto Bolaño. Marino mi dice che nel suo libro c'è una citazione proprio di quel romanzo.
Libri e storie che si intrecciano.
In un tardo pomeriggio di nebbia, in mezzo alla pianura succede anche questo.

lunedì 28 novembre 2011

sabato 26 novembre 2011

Il Primo Amore ha cambiato indirizzo

Questo è un comunicato per tutti gli appassionati di letture letterarie in rete. Il Primo Amore (blog letterario, nonché rivista cartacea) ha cambiato indirizzo. Adesso lo potete trovare qui, in quello che la redazione definisce immaginificamente (e foriero di interessanti produzioni work in progress) come "accampamento provvisorio". Per chi vuole seguire tutta la produzione anteriore gli archivi sono qui. Un saluto a Giovanni Giovannetti e a Teo Lorini e un grande in bocca al lupo a tutta la redazione.

Funziona così

Certo, un editore deve far quadrare i bilanci. Non può fare beneficenza. Esistono corsie preferenziali. Chi ha un seguito televisivo e scrive un romanzo, viene pubblicato. Vende più copie. E' normale. Credo che presto si arriverà a pubblicare chi ha un seguito nutrito sui social network. Perché venderà più copie. E' normale.
Francesco Petrarca fu laureato poeta a Roma. Il particolare è che, all'epoca, non lo conosceva nessuno. Era soltanto un poeta di belle speranze amico di un paio di cardinali e del re di Napoli con, in più, qualche conoscenza giusta alla Sorbona. E' normale. Funziona così.
Leggo su qualche blog letterario di grido che si teorizza ormai la recensione per i libri degli amici. E chi la teorizza dice che è giusto così. L'esposizione mediatica in televisione, la condivisione dell'hahstag giusto su twitter. Ormai le primedonne della letteratura contemporanea si scelgono così. E' normale. Funziona così. La letteratura non è più una questione di contenuti, ma di tecniche SEO. E' normale. Funziona così. Basta saperlo.
Buon fine settimana a tutti.

giovedì 24 novembre 2011

La presentazione di "Amsterdam è una farfalla"

Se non avete ancora conosciuto Marino Magliani questa è la vostra occasione. Domenica 27 novembre, alle ore 17,30, presso la libreria Le mille e una pagina, a Mortara (PV), avrò infatti il piacere di presentare lo scrittore ligure (e olandese d'adozione) che parlerà del suo ultimo romanzo Amsterdam è una farfalla, edito da edicicloeditore. L'incontro è in collaborazione con Tracce di Territorio.

mercoledì 23 novembre 2011

Amsterdam è una farfalla, di Marino Magliani (edicicloeditore)

Se pensate ad Amsterdam è una farfalla come a una tranquilla guida della città olandese compilata per l’occasione, e a uso e consumo degli amanti della bicicletta, da uno scrittore italiano che in Olanda ci vive, ebbene vi state sbagliando.
Marino Magliani, con la sua scrittura dalle pieghe inquiete e dall’incedere ritmico, amalgama i piani di lettura, i personaggi, gli avvenimenti.
Vero e proprio metaromanzo Amsterdam è una farfalla trasferisce sulla carta la lezione di La nuit americaine di Truffaut e ci regala una storia che ha per trama il work in progress di un altro romanzo, romanzo dove il tempo e i tentativi di misurarlo (fermarlo, forse) si intersecano con la storia delle meridiane. Ma in questo sapiente gioco di specchi di borgesiana memoria anche il romanzo in progress si trasforma rapidamente in pretesto e metafora. Pretesto per collegare, a volte, la trama ad altre narrazioni (la storia di Amsterdam, dei suoi luoghi, degli scempi urbanistici) e metafora di un presente che, attraversato da continui rimandi ai piani temporali del futuro e del passato, riserva sorprese a proposito di una realtà che non è mai come appare.
Lo stesso Autore si presenta come doppelganger di se stesso e di quel Gregorio Sanderi progettista di meridiane e di orologi solari che, protagonista di quel romanzo in fieri ambientato nel 2100 e che non sarà mai scritto, è, al contempo, personaggio che compare anche in altri romanzi di Magliani.
E questo fiume carsico di avvenimenti e di personaggi veri prestati alla narrazione e di personaggi inventati che reinterpretano una realtà che forse è una finzione, si manifesta a sua volta trasfigurato in quella scenografia ipogea che ci porta nelle viscere dantesche di una città che nasconde presenze minacciose e misteri insondabili che forse è meglio rimangano tali.
Così come si amalgamano i piani temporali anche i piani stilistici si fondono. Non ci sono gli stilemi classici di un noir o di un giallo, ma proprio il loro rifiuto rende ancora più inquietante e terribile una storia che Magliani (ma quale Magliani? Il Magliani scrittore? Il Magliani personaggio? Ecco la bravura dell’Autore, contemporaneamente visibile e nascosto) racconta con presunta svagatezza, ma una svagatezza che altro non è se non il prodromo di un finale angoscioso nella sua apparentemente inevitabile accettazione.
Il mio vicino ha, dipinta sulla facciata della sua casa, una bellissima meridiana. Un paio di estati fa Marino Magliani fu ospite a casa mia. Uscendo in strada rimase come rapito da quella raffigurazione e stette a guardarla immobile per un buon quarto d’ora. Lì per lì considerai la cosa una sorta di interesse forse un po’ eccentrico. Oggi, dopo aver letto Amsterdam è una farfalla, ho finalmente la risposta. Ma un dubbio ancora mi rimane. Quel giorno a casa mia chi c’era? Il Magliani scrittore? Il Magliani personaggio di un romanzo? O forse era Gregorio Sanderi?
Un libro.
Amsterdam è una farfalla, di Marino Magliani (edicicloeditore).

lunedì 21 novembre 2011

Martin Amis e i racconti di DeLillo

Don DeLillo
Scrittori che descrivono se stessi, scrittori che descrivono il loro mondo, scrittori che scrivono di altri scrittori. C'è sempre questo punto di inevitabile arrivo dove chi scrive deve scrivere di altri che, come lui, scrivono. E Martin Amis scrive di Don DeLillo.
Ho letto molto di Martin Amis, ex "enfant prodige" (e anche "terrible") della letteratura britannica. Figlio d'arte, elegante provocatore, riesce spesso, nei suoi romanzi, nel difficile compito di stupire se stesso prima ancora degli altri. Credo che il suo Territori londinesi (riproposto tempo fa da Einaudi con il titolo originale di London fields) sia un raro esempio di onirica follia, non scevra da una sottile vena di humor (un po' come se Nick Hornby avesse un incubo). 
E come poli che, prima o poi, devono per forza attrarsi Martin Amis si occupa di The Angel Esmeralda: Nine Stories, la raccolta di racconti di Don DeLillo. Il pezzo di Amis è appena uscito su "The New Yorker" (lo potete leggere qui).
Ammetto di essere di parte: sono un fan di Amis e di DeLillo. Ma l'incontro a distanza, sul filo delle parole, fra questi due maestri merita veramente la lettura.

venerdì 18 novembre 2011

I racconti di DeLillo e il self-publishing della Penguin

Era una notizia che circolava da tempo tra i rumors letterari. Adesso è ufficiale: è finalmente uscita la raccolta di racconti a firma di Don DeLillo. Si intitola The Angel Esmeralda: Nine stories. Pubblicata da Scribner, editore, tra l'altro, di Hemingway, Scott Fitzgerald, Vonnegut, raccoglie nove racconti scritti tra il 1979 e il 2011.
La raccolta è divisa in tre parti e i titoli già incuriosiscono gli estimatori dello scrittore definito, a torto o a ragione, maestro del postmoderno. CreationHuman Moments in World War IIIThe Runner, The Ivory AcrobatThe Angel EsmeraldaBaader-MeinhofMidnight in DostoevskyHammer and SickleThe Starveling, questi i titoli dei nove racconti che, come un microcosmo, mi pare rappresentino bene, se e i titoli, come credo, sono l'anteprima del contenuto di un'opera, le tematiche che DeLillo ha sempre inseguito nei suoi romanzi.

Un'altra notizia arriva dal mondo editoriale d'oltreatlantico: la Penguin Books apre al self-publishing. Con un prezzo compreso tra i 99 e i 549 dollari (a seconda del tipo di servizi che l'autore autoprodotto è disposto a utilizzare) sarà possibile fregiarsi del marchio editoriale che vede tra i suoi autori Roald Dahl e Beatrix Potter. Quale sarà la percentuale riservata agli scrittori autoprodotti? Il 30% per gli ebook venduti a un prezzo inferiore ai 2,99 dollari e il 70% per gli ebook venduti a prezzi superiori.

mercoledì 16 novembre 2011

Il letterato: usi e costumi, di William Marx (Guanda)

Quando eravamo piccoli prima o poi si finiva con il farsi regalare un microscopio oppure con l’usare quello che, qualche tempo prima, era stato regalato a un fratello o a una sorella di qualche anno più grande di noi. E cominciava allora il vero e proprio divertimento che consisteva nel posizionare sul vetrino qualunque cosa minuscola ci capitasse a tiro, per tentare di scoprire quella segreta struttura che ci appariva fonte di grandi misteri. Il tutto almeno fino a quando non ci saremmo stancati di fare i ricercatori per finire poi nell’inevitabile partita di pallone con altri ex piccoli scienziati.
A William Marx, quando era bambino, devono aver senz’altro regalato un microscopio, microscopio che ha poi abbandonato per diventare, con gli anni, docente di storia della letteratura comparata all’università di Parigi X. Ma la passione del microscopio non gli deve essere mai passata e sul vetrino ha messo quella che, come indicato dal sottotitolo de Il letterato: usi e costumi, è una vera e propria specie anomala.
William Marx, come un novello Jean-Henri Fabre, analizza con passione entomologica, unita a un grande senso dell’umorismo, la figura del letterato da Confucio a Barthes, creando un grande e interessante affresco che, con levità, raffigura la storia della parola, del libro, della conoscenza e della cultura.
Un viaggio nel tempo che riesce ad abbattere le stesse barriere temporali e ci dimostra come l’amore e la passione per i libri e la lettura altro non sono se non una costante che riappare sempre uguale a se stessa e che accomuna la storia umana. Un amore e una passione a volte brucianti e spesso anche foriere di sofferenza, ma che sempre hanno, come scopo ultimo, quello di farci fare un passo avanti verso quello spazio infinito che vive nelle nostre anime. Un libro che sarebbe piaciuto a Borges, a Calvino e, sono sicuro, piacerebbe anche a Ermanno Cavazzoni.
Un libro.
Il letterato: usi e costumi. Da Confucio a Barthes, la storia bizzarra di una specie anomala, di William Marx (Guanda).

giovedì 10 novembre 2011

Cari libri, cara Italia, un clic forse vi salverà (Un'anteprima da Io Donna)

Questo articolo, a firma di Raffaele Oriani, uscirà sul numero di Io Donna in edicola sabato 12 novembre. 
Ringrazio Alessandra Versaci, Digital PR Io Donna, per avermene concesso la pubblicazione in anteprima.


Cari libri, cara Italia, un clic forse vi salverà

Mentre annaspiamo sui mercati
finanziari e il mondo sembra
toglierci quella fiducia che
ci siamo guadagnati in millenni
di storia, è partita la battaglia
per salvare la nostra memoria:
231 milioni di volumi conservati
in 12 mila biblioteche. Senza
i quali il nostro Paese vale meno.
Ce la faremo mandando tutto
in rete. Da consultare via tablet

E’alta, solida, fin troppo essenziale. E
talmente diffusa che l’agenzia di stampa
Bloomberg nel 2009 ha creato il Billy Index
per monitorare il potere d’acquisto su scala
planetaria. Ma la mitica libreria dell’Ikea,
presente in oltre 40 milioni di case di 38 nazioni diverse,
misura anche altre cose: secondo l’Economist il nuovo
modello che passa da 28 a 38 centimetri di profondità
dimostrerebbe che gli svedesi danno ormai per perso il
libro di carta. Fuori tascabili e hard cover, dentro ninnoli,
schermi al plasma, foto di amici e parenti: per la semplice
ragione che la lettura digitale non ha bisogno
di librerie. Ma se è così, avrà bisogno di biblioteche? Il
futuro è d’obbligo, perché gli ebook muovono ora i primi
passi, guadagnando terreno in fretta al di là dell’Atlantico,
ma procedendo cauti in Europa dove si sono appena
conquistati l’1 per cento del mercato tedesco e meno
dello 0,5 di quello italiano. Ma seppur a rilento il futuro
arriverà anche da noi: nel 55 per cento delle case italiane
con meno di 50 libri, in quell’8 per cento che ne possiede
più di 400, e nelle sale foderate di volumi delle 12.375
biblioteche pubbliche della Penisola.
Leggere in pace e leggere di tutto. Le biblioteche sono
“granai pubblici” dove ammassare riserve per lo spirito,
scrive Marguerite Yourcenar nelle Memorie di Adriano. Ci
sono biblioteche che custodiscono l’eredità della nazione
e biblioteche dove si prendono a prestito i volumi che non
si vogliono comprare in libreria. Le prime sono tenute a
non buttare via nulla, le seconde ogni anno si liberano di
un buon 2 per cento dei depositi eliminando il dimenticato
bestseller di vent’anni fa o il flop clamoroso della scorsa
stagione. Tra scaffali e caveau i lettori hanno comunque
a disposizione un patrimonio immenso: le ultime stime
dell’Istituto centrale per il catalogo unico (Iccu) parlano
di 231.578.339 volumi e opuscoli complessivi (periodici
esclusi). Solo le 46 biblioteche statali custodiscono 23
milioni di volumi a stampa e 198mila manoscritti: una
linfa culturale che circola nel Paese grazie a oltre due
milioni di consultazioni in loco e quasi 300mila prestiti
all’anno. Su questo paesaggio secolare soffia ora il vento
della lettura digitale. È facile prevedere che sconvolgerà
tutto, anche se per il momento ha inciso quasi solo
sulle abitudini delle biblioteche universitarie: «I pochi
che leggono, leggono ancora il cartaceo» sintetizza un
funzionario della direzione Biblioteche del ministero
dei Beni culturali.
Eppure qualcosa si muove. Dal 2005 è attivo il progetto
di Internet Culturale che, in partnership con una settantina
di biblioteche storiche, ha già digitalizzato e riversato
in rete 650mila tra volumi a stampa, spartiti e manoscritti.
Nel 2010 Google e il ministero dei Beni culturali
hanno annunciato la digitalizzazione e la messa on line
- nel giro di una decina d’anni - di un milione di volumi
delle Biblioteche nazionali di Roma e Firenze. Finora si è
trattato di tradurre in pixel testi al riparo da ogni diritto
d’autore, tanto che il progetto targato Google si ferma fin
troppo prudenzialmente a pubblicazioni pre-1850. Ma
cosa succede se in biblioteca irrompe l’ebook fresco di
stagione? Il romanzo che campeggia in tutte le librerie
con la fascetta dello Strega o del Campiello? A Bologna
Giulio Blasi ha fondato MediaLibrary Online, un sistema
di prestiti in Rete che in un paio d’anni ha aggregato
duemila biblioteche decise a raccogliere la sfida del libro
digitale. «Al momento abbiamo in catalogo diecimila li-
bri italiani e 1750 quotidiani in 40 lingue diverse» spiega
questo manager già allievo di Umberto Eco. «Il tutto è a
disposizione degli utenti delle biblioteche convenzionate,
che possono accedere online, scaricare il titolo e leggerselo
per 14 giorni su un massimo di sei diversi lettori digitali». 
La biblioteca passa così dal possesso all’accesso, dalla
custodia fisica allo smistamento digitale del libro. Secondo
Blasi, con un duplice vantaggio: «A una buona rete di
biblioteche un prestito cartaceo può costare fino a 4 euro;
con il nostro sistema non si spendono più di 50 centesimi.
E poi la velocità di reazione: se segnalo che vorrei leggere
Acciaio di Silvia Avallone, tra la mia richiesta e la disponibilità
effettiva del cartaceo possono passare settimane
o mesi. Con MediaLibrary, il volume è a disposizione in
tempo reale». Viva i libri, quindi, viva il digitale. Ma se
tutto avviene in Rete, che fine faranno le biblioteche?
Il 29 per cento delle biblioteche italiane è ospitato in un
“palazzo monumentale”. Qualcosa come 3.573 strutture di
sangue blu. Ma non è solo questione di prestigio storico.
Stefano Parise è presidente dell’Associazione italiana
biblioteche e dirige la fondazione “Per leggere” che unisce
54 Comuni della cintura milanese. È uno dei più affezionati
“clienti” di MediaLibrary, ma non crede che un
clic potrà mai valere una sala di lettura: «Soprattutto nei
centri minori la biblioteca è un presidio che lo scambio
in Rete non è in grado di sostituire. Spesso siamo l’unico
luogo di incontro per i ragazzi e l’unico palcoscenico di
offerta culturale». Sono cambiate, stanno cambiando, ma
non spariranno: «Nel mondo della lettura digitale - continua
Parise - noi bibliotecari saremo “personal trainer”
della lettura, cartografi della conoscenza in rete».
Il bibliotecario lavorerà sempre meno tra gli scaffali
e sempre più tra Twitter e Facebook, secondo Giulio Blasi.
Invece secondo Parise la scommessa sarà vinta solo se
il libro digitale non si ritorcerà contro la lettura in biblioteca:
«Il rischio è che i rapporti di forza si spostino ancor
più a vantaggio degli editori. Un libro cartaceo è della
biblioteca finché non si sfascia, un volume elettronico
spesso è vincolato a un numero limitato di download».
Ma siamo appena agli inizi. Gli e-reader italiani sono
poco più di 200mila, in fondo anche Ikea ha smentito
l’addio libro di carta. Ci sarà tempo per sbrogliare la matassa
di diritti e interessi della lettura digitale: «Lei parla
di e-book» sospira il solito funzionario del ministero dei
Beni culturali. «Ma a me preoccupa l’intonaco: ha idea di
quante biblioteche cadono a pezzi?».