lunedì 28 febbraio 2011

Dei libri che non leggeremo

Mino Milani un giorno mi disse: "Ho letto moltissimo, ma, se esistesse una carta geografica ideale del mondo dei libri che ho letto, assomiglierebbe a quelle carte del XIX secolo, dove, in certi continenti, i monti e i fiumi lasciavano spazio ad un'area bianca, inesplorata".
I libri si accumulano non soltanto sugli scaffali delle nostri librerie, ma anche e soprattutto sugli scaffali dei nostri impegni e su quelli, altrettanto affollati, delle nostre speranze.
Flaubert ammoniva a non leggere per divertimento, perché quello è il leggere dei bambini, e a non leggere per istruirci, perché quello è il leggere degli ambiziosi, bensì a leggere per vivere. Confesso di aver letto per entrambi i motivi esecrati dall'autore di Madame Bovary, e probabilmente è cosa che facciamo un po' tutti (altrimenti non avremmo bisogno dell'ammonimento del grande francese).
Tuttavia, per quanto si legga (a prescindere dai motivi) immagino che le carte geografiche del mondo delle nostre letture, presenteranno sempre quelle aree bianche e inesplorate.
C'è un momento nella vita in cui alla speranza (o al desiderio) di poter leggere tutto quello che avresti voluto leggere, si sostituisce la consapevolezza che difficilmente quella speranza (o quel desiderio) potranno essere soddisfatti. E te ne fai una ragione e soprattutto ti adatti senza problemi all'esistenza di quelle zone inesplorate.
E forse è proprio quello il momento in cui comprendi di avere letto per vivere.

Nessun commento: