giovedì 24 marzo 2011

Vizio di forma, di Thomas Pynchon (Einaudi)

Scordatevi subito gli arcobaleni della gravità, le V., le linee Mason e Dixon, i lenti apprendistati e le entropie. Vizio di forma è un Vineland rivisitato dalle allucinazioni di un Ellroy strafatto di acido. Vizio di forma è il sole californiano che scende a picco sulla piscina che apre le inquadrature di Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo. E' la collina rocciosa che circonda la residenza dove le sexy carceriere Bambi e Tamburino tengono prigioniero Willard White, in 007 Una cascata di diamanti (residenza che non a caso, data la sua forza evocativa, pare fosse la stessa della sequenza apocalittica di Zabriskie Point). E' la polvere sulle strade e l'ombra del tempio utilizzato dalla finta setta che fa da copertura al traffico di clandestini messicani, in Detective's Story. E' un Moses Wine che si è scordato un bel po' dei suoi ideali. E' una piscina con qualche orgia di bionde attricette stile Boogie Nights, il tutto condito con qualche snuff movie e, magari, lo sguardo sornione di Anton La Vey. E' la bolgia di Altamont, con gli Hell's Angels inferociti e Jagger che dice:"ci fosse stato Gesù Cristo, lo avrebbero crocifisso".Vizio di forma è un film di Kennet Anger, è i Beach Boys, Charlie Manson, la Amok Press, Timothy Leary, il beach punk, l'industria hard della San Fernando Valley. Vizio di forma è una Tijuana bible, è Helter Skelter, Ed Wood, Tura Satana. Vizio di forma è il festival di Monterey che precede di due anni la tre giorni di fango di Woodstock, è la fine dei figli dei fiori, è l'inizio di Scientology.
Pynchon mette in scena un grande spettacolo che prende a mani basse da tutta la cultura pop e underground e mescola il tutto sul fondo di un caleidoscopio visionario. Una pletora di personaggi che entrano ed escono da storie che si intrecciano e vanno verso un finale chiaro e, nel contempo, nebbioso. Spiagge, surf, una Los Angeles fantasma, una contea di Orange che ritorna un paio di volte, quasi come involontaria citazione a Philip Dick (o volutamente involontaria, in perfetto stile pynchoniano).
Spesso ci siamo chiesti cosa sia il postmoderno. Non penso che Vizio di forma risponderà alla nostra domanda, ma credo che le visioni noir che contiene ci diano la sufficiente vertigine per perderci ancora una volta tra le parole di Pynchon; parole che sezionano un pezzo di storia americana con l'apparente levità di una trama hard boiled, levità che invece nasconde la terribile e claustrofobica mancanza di una qualsiasi via di fuga dalla realtà. Probabilmente il vero Pynchon è quello che appare in un episodio dei Simpson. Forse noi tutti non siamo altro che burattini brancolanti nel sogno di un ex hippie che ha appena assunto del peyote, credendosi uno sciamano.
Un libro.
Vizio di forma, di Thomas Pynchon (Einaudi).

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