mercoledì 17 agosto 2011

E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche, di William S. Burroughs e Jack Kerouac (Adelphi)

La foto di copertina è già tutta un programma. Burroughs e Kerouac immortalati nel 1953 da Allen Ginsberg in un interno nuovayorkese, seduti tra improbabili tappezzerie e ottomane dai motivi vagamente orientaleggianti. Due autori per un libro, un romanzo, una prova, un esordio che prende le mosse da un fatto realmente accaduto. Un fatto di sangue, di sopraffazione, di regolamento di conti sentimentali confusi e terribili. Come nella migliore vulgata postmoderna i personaggi si confondono con gli avvenimenti. Gli stessi due autori diverranno famosi dopo aver scritto questo romanzo e nonostante questo romanzo. Romanzo che, come in un racconto borghesiano, comincia a vivere di vita propria, trasformandosi in merce di scambio, in oggetto di controversie legali, in incubo da lasciar chiuso dentro a un cassetto. Ma, al di là del libro e della storia che racconta, sono gli avvenimenti stessi a marcare le vite dei loro protagonisti e di quelli che, in qualche modo, ne vengono a conoscenza. Come un testo per iniziati che più deve rimanere segreto, più assurge ad oggetto di attenzione ossessiva. Tutti, prima o poi, ne vengono a conoscenza, perfino un giovane fattorino del “New Yorker”, di nome Truman Capote. Fiume carsico che appare e scompare per poi ricomparire ancora, la storia che è narrata da questo romanzo ha attraversato tutta la seconda metà del Ventesimo secolo, apparendo in parte in saggi e romanzi e film e ora, trascorse traversie degne di un feuilleton, “l’assassinio che diede alla luce la Beat Generation” può essere letto nella sua interezza.
Burroughs e Kerouac gigioneggiano, si dissociano, si mimetizzano, fanno un po’ gli scrittori beat e un po’ i nipotini di Dashiell Hammett, ma lo fanno nel modo che ci si aspetterebbe da loro. James Grauerholz è il curatore di tutta la faccenda, oltre ad essere stato amico di quasi tutti quelli coinvolti nella storia e, tra i suoi agenti letterari, c’è anche quella vecchia volpe di Andrew Wylie.
Un libro.
E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche, di William S.Burroughs e Jack Kerouac (Adelphi).

3 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Misembra di capire che ci sia tutta un'epoca, in quel romanzo, come nella vita e nelle altre opere degli autori. E dei loro piu' stretti amici. Un'epoca - da quei costumi - cercavano di uscire, anche, ma intanto ce li hanno tramandati. Quanto hanno pesato in America, soprattutto, gli "exotica", mi viene da aggiungere, forse guardando un trascurabile dettaglio.

il blog di angelo ricci ha detto...

Sì, è vero. Questo libro è un mezzo per comprendere un'intera epoca. Un'epoca che ha letteralmente "usato" i suoi protagonisti che, invece, credevano di esserne gli artefici.

cristina ha detto...

Ancora non ho letto questo romanzo resoconto di cui son venuta a conoscenza oggi.Mi chiedo però da cosa vengano le sicurezze di Angelo e Adriano sopra di me.