sabato 29 ottobre 2011

Il senso del lettore per le librerie

Le cose che si fanno il giorno prima sedimentano pensieri forse oziosi o inutili. Ma di questa inutilità me ne faccio scudo per raccontare.
Ieri passavo davanti a una libreria grande, su tre piani, con i neon dei suoi finestroni che buttavano la luce sullo scuro di un porfido asfaltato di un centro storico lombardo. Porte aperte, almeno tre, con i tornelli. Cubi pieni di libri, a segnare una scacchiera su un pavimento lucido di stanze 30 per 30, fasciate di scaffali. Libri, cartellini, prezzi. Tutto un po' alla rinfusa, come si addice a un bazar dell'abbondanza. Qualcuno che vaga perso in questi stanzoni, con il naso per aria, chissà perché? Al primo piano un grande bancone, di bar e aperitivi. Happy hour libresco senza libri ma di avventori che si affollano, forse immemori delle pagine che hanno intorno.
In un altro centro storico lombardo frequentavo tanti anni fa una libreria piccola. Aveva un'insegna illuminata. I due proprietari, marito e moglie avanti con gli anni, leggevano sempre e alzavano appena la testa dal libro per salutare gli abitudinari frequentatori. Era una libreria piccola, una sola stanza 5 per 5. Ma c'era tutto.
Buon fine settimana a tutti.

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