venerdì 29 marzo 2013

L'arena dei perdenti, di Antonin Varenne (Einaudi)

Un intreccio di vicende che percorrono i tempi della storia contemporanea in un abbraccio narrativo che unisce i primi anni del terzo millennio e quelli della decolonizzazione. Il nero di una storia fatta di sangue, di pugni presi e dati, di ring disillusi, nero che sfocia nel giallo di una rabbia senza speranza, quello stesso giallo del deserto algerino che mostra il nero della guerra, delle torture, della sopraffazione e del tradimento. Esiste da sempre questa certa idea della Francia, una Francia cattiva, torva, maligna, una Francia che nella sua spietatezza si trasfigura in patria letteraria, patria letteraria del noir, del polar, patria letteraria della fredda crudeltà dei personaggi di Manchette e della carnale consistenza di quelli di Izzo. Quarta Repubblica, De Gaulle, OAS, i parà di Massu che sfilano in Algeri, strumenti e interpreti di un momento della Storia che diventa oggetto di narrazione, narrazione che da sempre unisce parola scritta e scena filmica. La battaglia di Algeri di Pontecorvo è il contenitore di quegli stessi fatti che danno origine a Il giorno dello sciacallo di Forsyth, così come i soldati francesi de L’ennemi intime di Siri sono i padri putativi dei poliziotti corrotti di Gangsters di Marchal. E Antonin Varenne con L’arena dei perdenti ci dà un altro segno narrativo di questa Francia cattiva. Una scrittura sincopata, dalla ritmicità costante di parole che viaggiano nei tempi della storia perforando avvenimenti politici e umani così come una pallottola può perforare l’obiettivo. Deserto algerino, deserto di avamposti militari dalle solitudini che rimandano alle conradiane abominazioni di un Kurtz impazzito e emarginazioni metropolitane contemporanee, banlieues dell’anima percorse da anime senza speranza. Ricordi che si materializzano in rese dei conti definitive dove esistono forse una fedeltà al tradimento e un tradimento della fedeltà e che dimostrano come il passato altro non sia se non la nemesi anticipata del presente.
Un libro.
L’arena dei perdenti, di Antonin Varenne (Einaudi).

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