martedì 20 agosto 2013

Casa Bàrnaba, di Rosalba Conserva (Manni)

Una silenziosa mutazione epocale, un cambiamento radicale, duro, i cui prodromi sono tutti ben presenti e visibili. Annunciati dal boogie woogie, dalle sigarette e dalla cioccolata, dalle camionette con la stella bianca degli Alleati. Annunciati dalle prime automobili, che cominciano a solcare strade che per loro non sono state costruite. Annunciati dalle prime vacanze dei pochi che ben presto diverranno dei molti. Annunciati dal lento e quasi impercettibile adeguarsi delle piccole e intime abitudini quotidiane. Il cadenzato crollo di una civiltà contadina, mai descritta come una sterile arcadia, bensì come un secolare modus vivendi, che tutto accoglie in sè come un atavico grembo materno, attraversa inesorabilmente le vite e gli animi, le speranze e i sogni, le attese e le azioni. Sino a lasciare un immutabile segno nei protagonisti, nelle dimore, nel paesaggio, nelle pietre. Sino al definitivo compiersi di quella inevitabile evoluzione che, pur sotto gli occhi di tutti, non ha trovato ad opporvisi il cuore di nessuno, perchè comunque nessuno avrebbe potuto resistere a quello che è l'inevitabile scorrere del tempo. Rosalba Conserva dipinge questo grande affresco senza mai lasciarsi trascinare dalle passioni e dai giudizi, dai facili colpi di teatro o da qualsivoglia retorica. Usa soltanto un mezzo. Apparentemente definitivo, freddo, senza appello, ma pieno di una pietas che è strumento non solo per descrivere ma anche e soprattutto per comprendere e partecipare. La creazione di un linguaggio, di un ritmo, di una cifra stilistica che nel suo costante fluire ricorda Verga, Capuana, De Roberto, diviene il filtro attraverso il quale passano e si spiegano le emozioni, i gesti, il detto e ancor più il non detto. Rosalba Conserva illustra un'epopea con i colori della parola e del linguaggio. Forse, l'invenzione più importante dell'umanità.
Un libro.
Casa Bàrnaba, di Rosalba Conserva (Manni).

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