martedì 19 maggio 2015

Hotel Madrepatria, di Yusuf Atilgan (Calabuig)

Anatolia, terra ponte fra Asia e Europa, luogo di contaminazioni e ibridazioni storiche, epiche, territorio in cui si è compiuto uno degli eterni confronti tra Oriente e Occidente con la lenta ritirata del mondo bizantino di fronte all’avanzata dei figli di Osman. Anatolia, regione i cui altipiani videro per secoli la coabitazione bellica (cantata sia nell’ultima e pur sempre fulgida letteratura di Mistrà, finale despotato della romanità trasfigurata nella immobilità sacra delle icone dipinte da mano ultraterrena, sia nei poeti islamici che la dipingevano come porta necessaria alla conquista della agognata Mela Rossa, la Costantinopoli imperiale) tra duchi bizantini ed emiri turcomanni. Ed è questa Anatolia che Yusuf Atilgan sceglie come scenografia di questo Hotel Madrepatria, opera innovativa in cui l’Autore compone, con toni che vanno al di là di quelli del Novecento letterario, uno scrigno geniale in cui classicità, modernità, sperimentalismo si fondono dando vita a una narrazione che è paradigma di tutte le sfaccettature di quella espressione totalizzante che è il romanzo. 
Il viaggio nella follia che un uomo, rimasto come una sentinella solitaria a guardia di una fortezza ormai abbandonata, compie fino alla terminazione estrema di ogni vitalità è occasione di rappresentazione di squarci di vita quotidiana, raffigurazioni di estreme solitudini, ostensioni di eternità femminine portatrici di mortale sensualità, ritratti di stolidità mercantili e contadine, visioni di sotterfugi meschini, indifferenze poliziesche e burocratiche, maschilismi eterni.
Hotel Madrepatria è un romanzo affresco, reso mirabilmente attraverso l’ibridazione di tempi, di soggetti narranti, di punti di vista che ricordano certe potenti espressività linguistiche alla William Faulkner o certe disperate rese dei conti alla Albert Camus.
La rendicontazione maniacale degli attimi delle vite dei personaggi, delle loro angosce, dei loro ricordi, delle loro speranze si fonde con la raffigurazione della eternità dei popoli, della ineluttabilità dei destini collettivi, della ineludibilità dello scorrere del tempo e dei tempi. Yusuf Atligan scrive un romanzo assoluto traslando la singolarità di un accadimento che vive al confine tra le anime e i corpi in figurazione del dolore degli umani e, come il Graham Greene de Il nocciolo della questione, osserva e trascrive questo dolore con misericordiosa pietà, quella misericordiosa pietà che solo uno scrittore di razza sa come raccontare.
Un libro.
Hotel Madrepatria, di Yusuf Atilgan (Calabuig).

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